Possiamo dirlo senza temere di offendere nessuno: c’è soprèssa e soprèssa, e se magari al taglio questo prodotto può sembrare un insaccato come tanti altri, in bocca la Soprèssa Vicentina Dop fa valere la differenza. Prima di tutto perché ha alle spalle una storia che ne ha affinato, nel corso dei secoli, la ricetta (la prima testimonianza risale al 1777). In secondo luogo perché il rigido disciplinare di produzione che ha ottenuto il bollino europeo della Dop, prevede l’utilizzo di tutte le parti pregiate del suino (tra l’altro esclusivamente allevato in aziende zootecniche della provincia di Vicenza) come i prosciutti, la coppa, le spalle, la pancetta e così via. Ma tutto questo non basterebbe se non ci fosse anche il giusto equilibrio ad esempio, tra parti magre e parti grasse (a garanzia della morbidezza) e la migliore stagionatura. Poi, ovviamente, ci si mette anche l’abilità del ristoratore ad esaltare il prodotto: se vogliamo sentirne la pienezza del gusto assaggiamola così com’è, con solo un po’ di polenta o pane biscotto; se invece vogliamo scoprirne le doti di flessibilità in cucina, eccola abbinata a pasta, riso o verdure.